PelassiersAnchoiersCibriersBastaiLa stagione dei bachi da seta


I pelassiers (caviè) di Elva

l'alta  borghesiaPer comprendere come Elva sia diventata il paese dei pellassiers
(i raccoglitori di capelli) abili creatori di parrucche per l'alta
borghesia
di Francia, Inghilterra e America è necessario fare
qualche passo indietro. Situata in un vallone laterale sulla sponda orografica sinistra della Val Maira, si narra che Elva sia stata
fondata da quattro disertori in fuga dalle legioni romane
o da quattro briganti. La sua posizione particolarmente isolata,
se da un lato le garantiva una forte autonomia, al contempo
comportò un costante problema per ciò che concerne le vie di comunicazione e una cronica
insufficenza di risorse che si acquì progressivamente all’ aumento demografico delle comunità.

parrucche Valle MairaL’economia agropastorale di sussistenza
propria del territorio alpino iniziò a non essere
più sufficente (sopratutto a partire dai primi dell’800) tanto da determinare una forte emigrazione stagionale che, dall’inizio dell’autunno alla primavera sottraeva
la forza lavoro di molti uomini e ragazzi.
Costoro si spostavano altrove offrendo
il loro servizio per tornare in paese a metà maggio quando aumentava nuovamente il lavoro caseario, pastorale ed agricolo. Inizialmente la raccolta dei capelli non costituiva di per sé “un’attività”, ma era affiancata al commercio delle stoffe.
Battendo porta a porta le cascine in campagna
e le case dei paesi, i caviè iniziarono sempre
più spesso ad utilizzare i tessuti come merce
di scambio fino a far diventare la raccolta
dei capelli l’attività principale perchè economicamente più redditizia.
Le potenzialità erano enormi.

I caviè, dall’abbigliamento curato e dal fare spigliato, iniziarono così ad allargare il loro campo d’azione spingendosi in tutt’italia e, sovente anche all’estero. Ad esempio, il Veneto, e in generale il nord est, si rivelò un territorio estremamente proficuo, sia per ciò che concerne la qualità dei capelli, sia per la condizione di estrema povertà in cui versavano la maggior parte degli abitanti solitamente disponibili a barattare i loro capelli per qualche fazzoletto o qualche pezzo di stoffa. L’esercizio del mestiere era fortemente legato alla capacità di persuasione; a volte, per superare ogni forma di reticenza, raccontavano della nascita di una nuova tendenza in fatto di acconciature secondo la quale il capello corto sarebbe stato di gran moda, ma è innegabile che era la povertà e il desiderio di possedere la merce del baratto a spingere le donne al taglio della chioma.

caviè ricostruzione storicaI caviè dovevano essere in grado di dialogare nei dialetti correnti
delle zone battute e svilupparono un gergo ad uso interno che
gli permetteva di comunicare tra loro senza essere compresi da altri.
I raccoglitori, spostandosi in treno e, molto spesso a piedi,
portavano con se un sacco di iuta per i capelli, uno per
trasportare le stoffe ed un terzo utilizzato come sacco a pelo
per i pernottamenti in stalle o granai. Oltre i capelli che
si ottenevano dal taglio; non sempre sufficenti a soddisfare
le richieste, il commercio si estese anche ai pels dal penche
ovvero i capelli raccolti dal pettine. Le donne avevano cura
di riporre questi capelli in scatoline e appositi sacchetti
nell’ attesa del passaggio dei caviè. La raccolta dei capelli sviluppò
una nuova attività artigianale che travalicava la semplice raccolta incentrata sulla meticolosa e lunga lavorazione: la selezione in base
al colore, alla lunghezza e la conseguente preparazione
delle mazze in cui venivano allineati i bulbi dallo stesso lato.

Se erano esclusivamente gli uomini a viaggiare per recuperare i capelli, questo commercio
coinvolgeva anche le donne elvesi dando loro un’opportunità di lavoro in loco.
Tale lavoro richiedeva l’ausilio di particolari strumenti pensati appositamente per questo mestiere
che toccò il suo apice nei primi del novecento, periodo in cui Elva raggiunse la sua massima
espansione demografica tanto da ragiungere nel 1901 i 1319 residenti. Tra gli anni venti
e i trenta dello scorso secolo alcune centinaia di elvesi erano dediti a questa attività.

caviè ricostruzione storicaAlcuni pelassiers, specializzandosi nella composizione di parrucche
e attratti dai lauti guadagni, abbandonarono Elva per emigrare stabilmente in luoghi più accessibili come Dronero o Saluzzo o Villafaletto. L’artigiano trasferitosi in quest’ultimo paese si arricchì
al punto di aprire un nuovo laboratorio a Londra.
La fortuna di questo insolito lavoro tramontò nell’ultimo
dopo-guerra anche in seguito alla larga diffusione delle
fibre sintetiche. È senza dubbio importante inquadrare
quest’attività così peculiare in un ambito sociale legato ad un’epoca ed a un territorio riconoscendo
in essa lo specchio dei bisogni e delle necessità di una comunità, restituendo al tempo stesso, quella dignità che spetta a scelte difficili e talvolta dolorose come l’emigrazione che, oggi più che mai viene strumentalizzata per alimentare un'ottusa fobia nei confronti dello straniero e del diverso.

Bibliografia:
Guida "Val Maira" - +eventi

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