LIngua occitana
L’occitano o lingua d’oc (in originale: occitan, lenga d’òc), detta anche provenzale, è una lingua
romanza. È parlata in Occitania, vasta regione storica comprendente gran parte del sud
della Francia, la catalana Val d’Aran in Spagna, il principato di Monaco e le Valli Occitane in Italia.
Nel nostro paese la lingua
occitana è presente nelle
province di Imperia, Cuneo
e Torino: in Liguria sono
occitane Olivetta San Michele
e le frazioni Realdo e Verdeggia
del comune di Triora, mentre
nel cuneese si contano l'alta
val Tanaro, le valli Corsaglia, Maudagna e Ellero, Pesio, Vermenagna, Gesso, Stura, Grana, Maira, Varaita e Po con le laterali Bronda e Infernotto. Nel torinese parlano occitano le valli Pellice, Chisone, Germanasca, e l'alta Val Susa. Esiste poi un'isola linguistica occitana in Calabria, Guardia Piemontese: popolata nel XIV secolo da emigrati va ldesi delle valli Pellice e Varaita, parla tuttora
un dialetto della lingua d'òc.
A parlare l’occitano sarebbero circa tre milioni di persone, mentre si stima in circa sette milioni
il numero di persone che ne avrebbero una conoscenza passiva. L’occitano presenta una grande
variabilità (sei dialetti, più norme letterarie, diverse norme grafiche), un’importante produzione
culturale e una letteratura prestigiosa che contribuiscono alla sua ricchezza.
Un locutore di questa lingua parla uno dei dialetti d’oc poiché non esiste una standardizzazione
orale unificata. I dialetti dell’occitano sono l’alverniate, il guascone, il linguadociano,
il limosino, il provenzale e il vivaro-alpino.
L’occitano è al tempo stesso una lingua orale e una lingua letteraria. Inizialmente era impiegata solo per atti giuridici ed omelie religiose:
durante il Medioevo, in Francia e in Italia, è stata una lingua
amministrativa e giuridica in competizione con il latino. Già dalla fine
del X secolo l'occitano conobbe però una stagione straordinaria grazie
al movimento letterario dei trobadors, compositori di liriche occitane
a tema amoroso, politico e satirico. I trovatori esportarono così
l'occitano in tutta l’Europa. Benché negli ultimi secoli la popolazione parlante sia diminuita fortemente e spesso l'occitano sia stato ritenuto lingua dei ceti più umili o delle generazioni più anziane, ha ricoperto
un posto di prestigio nel panorama linguistico e letterario europeo.
Il nome della lingua si deve a Dante Alighieri, che nel De Vulgari Eloquentia del 1303 classificò per primo le parlate romanze partendo dall'avverbio di affermazione, individuando tre idiomi: lingua del sì,
italiano, lingua d'oil, oiltano o francese, e lingua d'òc (da l latino hoc
est, è questo), occitano. Dante indicava la lingua d'òc anche con
il termine provincialis, lingua della provincia romana per eccellenza,
la Provenza. Dante, ammira immensamente i poeti occitani e li considera suoi maestri per la poesia in volgare. Già nell'opera latina De Vulgari Eloquentia loda i trovatori e nella Divina Commedia per ribadire il suo stretto legame
letterariocon questa tradizione, incontra, non certo casualmente, un poeta provenzale in ognuna
delle tre cantiche: Bertram de Born nell'Inferno, Folchetto da Mariglia nel Paradiso, Arnaut Daniel
nel Purgatorio. Quest'ultimo è forse il più celebre dei trovatori, famoso per il suo poetare difficile
e oscuro, il trobar clus. L 'antica Vida di Arnaut scrive di lui: "e pres una maniera de trobar en caras
rimas,per que soas chansons no son leus ad entendre ni ad aprendre". Dante colloca Arnaut Daniel
nella settima cornice, quella dei lussuriosi. Gli attribuisce la colpa di aver cantato l'amore terreno
e non quello del Cielo.