Favole e leggende
Qui troverete storie vecchie, di quelle che ci si raccontava alla sera tempo fa, quando non esisteva ancora la televisione, il cinema era roba da ricchi di città e la gente sapeva sognare in proprio, senza prendere in prestito le emozioni altrui. La montagna pare l'ambiente ideale per la diffusione di superstizioni e miti legati all'esistenza di creature fantastiche e selvatiche.
L'atto fabulatorio in Val Maira
era un rito collettivo, nel quale
la comunità poteva sentirsi unita
in qualche cosa di più piacevole
della fatica del vivere quotidiano;
i vecchi raccontavano, i giovani imparavano a ricordare.
Una trasmissione di conoscenze
che un po’ si è perduta con la scomparsa delle vijà, le veglie
nelle stalle. D’inverno, nelle
stalle ci si ritrovava per passare la serata, scaldati dal fiato degli animali, si lavorava, si giocava,
si suonava, si cantava e, sempre, qualcuno raccontava storie. Storie che i bambini ascoltavano rapiti,
i grandi rispettavano e i vecchi trasmettevano, portatori di tradizioni e conoscenze antiche.
Le veglie erano riunioni di clan cui partecipavano famiglie, vicini, amici; luoghi di incontri, di amori,
di accordi, di semplice stare insieme. Si raccontavano favole e leggende tramandate di generazione
in generazione e che sono andate via via perse dal dopoguerra in poi con il fenomeno
dell'emigrazione dei giovani. Un anello della catena che si è spezzato e che ci piacerebbe
riagganciare anche con il supporto dei lettori.
Di certo manca, nell’approccio testimone/raccoglitore, l’elemento essenziale ai racconti,
cioè l’atmosfera dell’incontro e del rito dell’affabulazione. Al di là di questi limiti, la ricerca
è importante per il recupero non solo del mito ma anche del patrimonio linguistico.
Se avete qualche favola o leggenda della Valle Maira da segnalare: info@invalmaira.it
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