La chiesa di San Costanzo
Circa ottocento anni fa nei dintorni di Dronero
          viveva una famiglia poverissima: padre,
          madre e un figlio di nome Costanzo. Quest'ultimo 
          era poco più di un ragazzino, ma già andava a lavorare 
          come servitore nei campi di un ricco signore, come 
          allora si faceva e si è fatto fino a ieri. Costanzo, 
          pur stando tutti i giorni dietro una coppia di buoi 
          che manco sapevano muggire, cresceva svelto 
          di testa e robusto di corpo, saggio e tranquillo. 
          Diventò un bel giovanotto, senza grilli per il capo: 
          si guardava intorno, guardava le bestie e gli uomini, 
          e sempre più spesso, specialmente di notte, 
          guardava il cielo. Si accorse a poco a poco che 
          di gente da quelle parti ce n'era tanta, ma tutta
insieme non la vedeva mai, neppure la domenica. 
Non c'era una chiesa, una vera chiesa dove chi ne 
avesse avuto voglia potesse pregare. Un bel giorno dunque decise di costruirla lui la chiesa, senza 
farsi vedere, rubando al sonno le ore della notte. E cominciò, usando i buoi del padrone 
per trasportare massi, pietre e legname fin sul poggio scelto per la costruzione. Una sera però 
alcuni uomini lo videro e riferirono il fatto al suo ricco padrone. Costui lo seguì fino alla riva 
del torrente Maira e vide che Costanzo, con i buoi e tutto il materiale, stava tranquillamente attraversando le acque in piena su un solido ponte, sorto per incanto al tocco di una canna 
che il giovane portava sempre con sé. Tentò di seguirlo ma il ponte sparì.
          Allora, il giorno dopo, lo rimproverò aspramente e gli proibì di usare i buoi, i quali però in pochi 
          giorni a tal punto dimagrirono, e senza ragione, che il ricco signore, intimorito dai fatti straordinari 
          fin lì successi, ritornò sulla propria decisione e permise al giovane di continuare la costruzione 
          della chiesa. Costanzo continuò, fra l'ammirazione di tanti compaesani e l'invidia di pochi, 
          i quali ultimi tuttavia tanto lo invidiavano da impedirgli persino di prendere le pietre del torrente,
inseguendolo minacciosi con rami di ginestra. Quella volta, nei pressi del Villar, il giovane si voltò e, lasciatili avvicinare, gli lanciò contro una manciata di sabbia. E gli uomini che lo inseguivano 
diventarono statue di pietra. Così Costanzo poté costruire la chiesa che oggi ancora 
porta il suo nome. Anche le statue di pietra ci sono ancora e sono chiamate i 'Ciciu del Villar'.


