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Vetta di Rocca La Meja


Vetta di Rocca La MejaDurata 2,45 h - dislivello 750 m

Dal colle del Preit (2083 m) si trascura la sterrata che sale a destra
verso la Gardetta, e si scende invece per sterrato oltre l’Agriturismo
La Meja, a raggiungere di lì a poco il pianoro sottostante.
Di qui “si punta” verso la Rocca: la mulattiera, passato un gias,
prosegue come traccia ed incontra, poco dopo, un sentiero, segnato
in bianco e rosso, che sale da sinistra. Questo comodo sentiero,
che prendiamo a destra in salita, prosegue verso est risalendo la bellissima conca pascoliva
della Margherina, in direzione del colle dell’Ancoccia, e passa nei pressi del gias Margherina
(che rimane però sotto, quasi nascosto alla vista, sulla destra).

Il sentiero, che sale tenendosi parallelo e ad una certa distanza dalla Rocca, offre ben presto
una vista dell’ampio cengione che è attraversato dalla via normale. Tuttavia conviene continuare
a salire su questo sentiero, parallelo alle imponenti pareti rocciose della Meja, fino a quando
non appare visibile un sentierino che passa sulla pietraia, proprio sotto la parete, da destra
verso sinistra. Allora si lascia il sentiero segnato, che prosegue fino al Colle dell’Ancoccia,
e per prati, verso sinistra, ci si avvicina alla pietraia ed al punto dove inizia questo sentierino.
Il sentierino passa in alto, ai piedi della parete, e torna per così dire indietro verso il nostro
punto di partenza. Alla fine della parete il sentierino sale con qualche tornantino,
ripido e franoso, verso il salto basale. A questo punto fanno la loro comparsa piccoli bollini gialli,
che ci accompagneranno fino in vetta, e che adesso ci indicano la strada verso la prima difficoltà
della salita. La traccia infatti si interrompe, e con un breve traverso esposto ci si porta in pochi
passi alla base di rocce (10 m) che occorre arrampicare per guadagnare il cengione. Questo è
il punto più difficile di tutta la salita a Rocca la Meja: il traverso si fa in tre passi, ma un tempo
c’era un cavo metallico che dava di sicuro maggior conforto; le roccette non sono difficili, ma l’esposizione, gli appigli (che ci sono ma non numerosissimi), rendono questo passaggio
non privo di difficoltà, specialmente al ritorno.

Superate le roccette, dopo qualche passo assai più facile su alcuni gradini rocciosi si arriva
al cengione: un vero e proprio sentiero a ridosso della parete, e mai esposto. Il sentiero
dunque risale tutta la cengia, e poco prima della fine, dove incontra la cresta sud-orientale,
piega a sinistra (m 2710 m). Dopo un breve tratto in salita, sempre su sentiero, ancora verso
sinistra ha inizio un lungo e ripidissimo canalino roccioso, incassato perfettamente tra due
alte pareti, e praticamente diviso a metà da bassi spuntoni. Il canalino si risale, sempre seguendo
i bolli gialli, preferibilmente nella metà di sinistra. Occorre cautela, per evitare di far cadere
sassi sulle comitive che seguono (meglio indossare un caschetto).
Si procede quindi nella
risalita del canalino, fino al punto in cui, circa a metà dell’intero canalino, c’è un salto roccioso,
non esposto, che occorre superare, sulla destra, con l’aiuto di una provvidenziale catena.
Superato il salto e raggiunto un terrazzino, il canalino riprende di nuovo ripido;
lo si risale faticosamente, ma senza difficoltà, fino a che la traccia raggiunge un colletto
e devia sulla destra, proseguendo ripida, ormai all’aperto. Dopo pochi metri la traccia devia
comunque a sinistra e sbuca nei pressi della croce di vetta di Rocca La Meja (2831 m, 2.45
dal Colle del Preit, 1.30 dall’attacco). Verso sud si vedono in fila tutte le Marittime, così come
a Nord la vista spazia dal Monviso a tutte le vette delle valli Maira e Varaita. Interessanti anche
gli altri due versanti: la vista verso ovest è dominata infatti dalla mole dell’Oronaye
e del vicino Cassorso, mentre verso est si vede gran parte della pianura cuneese,
comprese le lontane vette dell’appennino ligure-alessandrino.

Fonte:
www.anfablopir.com

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