Il RocceRé,
un importante sito archeologico da valorizzare.
Forse non tutti sanno che Roccabruna è anche una macchina del tempo. Il RocceRé ti porta indietro di cinquemila anni, direttamente all'età del Bronzo. Qui sopravvive un inestimabile sito di arte rupestre, tra i più importanti a livello mondiale. Detiene il primato per il livello di concentrazione di incisioni in un'area molto ridotta (oltre 10.000 coppelle su circa 20.000 mq) ed è unico per il tipo di figure antropomorfe presenti.
A oggi purtroppo non è stato ancora previsto un serio stanziamento di fondi da parte del comune e di altre istituzioni per poter far conoscere il sito in modo adeguato, ma sopratutto per proteggere un'area tanto preziosa.
Sarebbero necessarie infatti paline esplicative lungo il percorso, camminamenti guidati per esplorare le aree più impervie e per evitare che i visitatori calpestino le aree di rilievo. Ovviamente dovrebbero essere in legno e a basso impatto ambientale. È necessario che quest'area, un vero e proprio patrimonio della Valle Maira non sia sottovalutata ma anzi venga valorizzata più possibile dagli enti locali affinché diventi un fiore all'occhiello e un richiamo a livello internazionale.
Intervista a Walter Isoardi
Consigliere comunale di Roccabruna e guida ufficiale del sito archeologico e naturalistico del RocceRé
Ciao Walter, grazie per aver portato
invalmaira.it sulle vette del RocceRé!
È un piacere. Sono contento di portare quassù gente che si interessa alla divulgazione di notizie su questo luogo magico: dobbiamo fare in modo che questo patrimonio artistico e culturale venga fatto conoscere, apprezzare e sopratutto protetto nel modo giusto.
Bene, cominciamo dalla domanda più semplice
ma che tutti si fanno: cosa sono le coppelle?
Le coppelle, disseminate per tutta l'area del RocceRé, sono come delle preghiere: le antiche popolazioni che vivevano su questi monti le realizzavano con placche di quarzite affioranti dai massi, quasi tutti in Gneiss Occhiadino. La coppella veniva realizzata con un movimento rotatorio della mano imprimendo la massima forza sul masso. Occorrevano dalle 6 alle 8 ore per creare una coppella di sei sette centimetri di diametro. Diciamo che gli antichi avevano una forte fede, o una gran paura...
Come mai le coppelle diventano sempre più fitte se ci avviciniamo alla roccia affacciata a un burrone?
Quella che vediamo è nominata la pietra sacrificale, da lì lo sciamano compiva i sacrifici. Il masso che è posizionato su quel mastodontico torrione in Gneiss ha incisa una figura ad arco con sette grandi coppelle che, in questo caso, potevano servire anche da "contenitori di liquidi", come acqua o sangue. Poco distante da qui c'è la figura più importante del sito, un antropomorfo in movimento raffigurante un sacerdote con in mano un attrezzo e con una gamba piegata. Questo è il luogo più sacro, ecco perché in questa zona le "preghiere" si intensificano.
Ma chi erano davvero gli sciamani?
Erano veri e propri sacerdoti, stregoni, veggenti, taumaturghi, astronomi e regolavano la vita della comunità di un tempo. Contemplavano i fenomeni della natura come il cielo, il volo degli uccelli, lo scorrere delle acque, le viscere e il sangue delle vittime sacrificate. Con la supertizione e la suggestione gli sciamani esercitavano un potere magnetico sul resto della tribù.
Parlaci delle coppelle,
hai detto che alcune non erano solo semplici "preghiere"...
Esatto. In quest'area troviamo diversi tipi di coppelle, alcune unite da canaletti naturali, altre ricordano forme antropomorfe o figure molto familiari come il sole (triangoli, croci, archi). Avevano sicuramente più funzioni, non solo di semplice preghiera ma erano anche raffigurative e di utilità pratica per i sacrifici: delle vere e proprie "vaschette".
Sono state trovate altre coppelle nelle valli circostanti
o è un fenomeno relegato alla Valle Maira?
Sono state trovate coppelle simili in Valle Grana (Campo Fey), a Roure in Val Chisone, a Cavallera in Valle Po e ancora a Verzuolo e Venasca, diciamo però che è un fenomeno che arriva da lontano: i primi flussi migratori del neolitico risalgono al 7000 A.C. partendo dalla Siria, Iraq e Giordania per poi spingersi all'Azerbajian, Ucraina e Grecia. Intorno al 5000 a.C. i flussi migratori continuarono penetrando in Europa. Così i massi incisi a coppelle sono stati ritrovati lungo tutto il flusso: Giordania, Israele, Azerbajian, Italia (Sardegna e Piemonte), Finlandia, Scozia, Spagna e Galizia.
Sono stati fatti particolari scavi o indagini archeologiche attorno all'area del RocceRé?
Sì, uno scavo seguito dall'archeologo Ettore Janigro d'Aquino ha individuato fossili di carbone di un bivacco a 40 cm di profondità. L'analisi al carbonio 14 ha datato il ritrovamento a circa 4000 anni fa. Sono previsti altri scavi nell'area di Balma Scura, una grotta naturale dalla quale sgorga una piccola sorgente d'acqua, ma stiamo aspettando fondi e sovvenzioni quindi per ora purtroppo è tutto fermo. Tuttavia gli studi continuano. Questo mese la società Studium s.n.c. ha eseguito misurazioni, rilievi a pettine e al nylon grafico, numerazione, verificato diametro e profondità delle coppelle preistoriche del masso altare n°13-A.
La scoperta delle coppelle può permettere di capire meglio le dinamiche di insediamento del territorio?
Sicuramente. Ai tempi le zone pianeggianti erano tutte paludose, gli insediamenti umani quindi erano tutti posizionati sulle alture. Inoltre le coppelle venivano eseguite con intenti esclusivamente collegati alle divinità che gli antichi adoravano e temevano. Trasformarono quindi in luoghi sacri determinate località vicine ai loro insediamenti: dovevano essere ben esposte al sole e sempre sopraelevate dove la natura "aggiungeva" acqua in abbondanza e orizzonti che ancora oggi inducono a meditazioni e riflessioni.
Esistono leggende locali legate a quest'area?
Tutta la valle ha sempre vissuto di storie e leggende, come poteva il RocceRé non averne una? Anzi due! Alla base dei torrioni sommitali del RocceRé per esempio è facile incontrare ampi antri cavernosi, sicuramente utilizzati dagli antichi abitanti come riparo e considerati luoghi magici in quanto dal loro interno sgorgano delle fonti d’acqua: una di queste grandi aperture, ben visibile sul versante ovest, è nota come roccio fenestre, ossia Rocca della Finestra. La tradizione popolare vedeva in queste rocce, nei cupi e timorosi anfratti, i luoghi in cui i sarvanot andavano a dormire durante il giorno, aspettando la notte per scendere nei boschi e fare ogni sorta di scherzi e dispetti agli abitanti delle numerose borgate di Roccabruna: impedivano al latte di cagliare, se ne mangiavano la crema, svegliavano i dormienti con rumori strani e spaventosi, scompigliavano le matasse di filo alle tessitrici, riempivano di fumo le cucine. La leggenda invece più interessante dal punto di vista sociologico è più concreta ma ci fa pensare al potere della memoria tramandata di generazione in generazione: dai tempi antichi fino ai racconti dei nostri nonni si dice che dal monte RocceRé venivano buttate capre e cani, come gesto di sacrificio.
Parliamo del futuro del RocceRé,
ci sono novità in vista?
Grandi novità. L'anno prossimo il sito archeologico del RocceRé sarà presentato all'I.F.R.A.O. (International Federation of Rock Art Organizations) in New Mexico: parteciperanno centinaia di Centri Studi di ben 43 nazioni e sarà presentato da Dario Seglie, membro del CeSMAP (Centro Studi e Museo d'Arte Preistorica) di Pinerolo.
Questa presentazione desterà più interesse scientifico
e archeologico nel settore dell'arte rupestre?
Ne sono certo, grazie anche alla recente straordinaria scoperta che verrà segnalata: il ritrovamento di una pittura rupestre del RocceRé. Si trova in un piccolo anfratto e sembra raffigurare un'immagine zoomorfa con sul capo un'impalcatura cervide, oppure una figura antropomorfa con braccia levate, classica nell'arte rupestre neolitica, unica nelle Alpi occidentali. Non posso farti vedere dove si trova, la teniamo segreta fino a quando il sito non avrà una sicura protezione, queste pitture sono molto rare e alquanto delicate. È già successo in passato che opere di questo tipo fossero soggette ad atti di vandalismo. Una cosa è sicura però: il RocceRé diventa, grazie a questa pittura, uno dei più importanti siti rupestri d'Italia. Si contano sulle dita della mano siti che abbiano sia incisioni che raffigurazioni.
immagine di Fotoslow Valle Maira
Dicevi che i fondi per poter realizzare un percorso guidato e sicuro per raggiungere il sito non sono stati stanziati quest'anno. È davvero un peccato...
Proprio così, la promozione di questo sito gioverebbe molto alla valle dal punto di vista del patrimonio culturale e perché no, anche del turismo. Mi piacerebbe che ci fosse un piccolo visitor centre con depliant e pannelli esplicativi dove potrebbero venire in visita anche le scolaresche. A oggi però il percorso per vedere tutte le incisioni rupestri è solo accennato, inoltre in alcuni punti si raggiungono forti pendenze e i dirupi sono dietro l'angolo: impossibile portarci bambini o persone non agilissime. L'ideale sarebbe costruire nei punti più pericolosi dei piccoli camminamenti in legno e posizionare agganci per evitare di scivolare e farsi male. Sinceramente mi sento in obbligo di sospendere la mia attività di guida del RocceRé fino a che il percorso non sia davvero sicuro: una protesta che spero sensibilizzi e accenda gli animi della gente, soprattutto di chi dovrebbe tutelare un così grande patrimonio. Sarebbe una vergogna se dopo la presentazione all'IFRAO arrivasse gente interessata ad una visita e trovasse poco o nulla, non credi?
Come non darti ragione Walter? Speriamo che si riesca a valorizzare davvero questa meraviglia che molti ci invidiano. Invitiamo quindi le autorità a tener conto del RocceRé nei futuri stanziamenti di fondi, intanto cominciamo a segnalare che è possibile associarsi agli "Amici del RocceRé" con una piccola quota annuale di 10 euro.
Un
contributo per il sito archeologico: lo sciamano ringrazia!
associazione@roccere.it • Cell. 347 235 8797
Chi, come e quando?
Dal 1975 prende il via nelle valli cuneesi la ricerca e lo studio dell'arte rupestre da parte di un piccolo gruppo di persone, tutti soci del Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo. Vengono scoperti numerosi massi incisi in Valle Grana (Campo Fey) a Roure in Val Chisone, a Cavallera in Valle Po e ancora a Verzuolo e Venasca. Vengono anche individuate alcune coppelle sul Monte RocceRé da Luigi Massimo. In quegli anni la vegetazione sul RocceRé è molto rigogliosa, una fitta pineta rende difficile l'attraversamento e quindi il luogo è accantonato per studi in luoghi di più facile esplorazione. Solo dopo l'incendio degli anni '90 Riccardo Baldi, amico di Luigi Massimo, giunge nuovamente sul monte RocceRé e, sorpreso dapprima del cambiamento paesaggistico causato dall'incendio, rimane ancora più stupefatto quando ai suoi piedi scopre una miriade di coppelle. Iniziano così i rilievi di tutta l'area e pochi mesi dopo il sito viene censito nella Carta Archeologica del Piemonte redatta dalla Soprintendenza Archeologica in collaborazione con la Regione Piemonte.
Viene così scoperta la figura più importante di tutto il sito, quella dell'antropomorfo con copricapo trapezioidale, particolare perché non presenta la classica staticità dei comuni antropomorfi ma ha braccia alzate, gambe flesse a formare un voluto movimento. Diversi studiosi e archeologi, anche a livello internazionale, cominciano ad interessarsi all'area: uno di questo è il Prof. Janigro d'Aquino, docente di archeologia, il quale sostiene che alcuni dei numerosi massi siano dolmen ad uso altare, posizionati quindi non in modo naturale ma antropico. Lo stesso d'Aquino ritrova alcuni pezzi di legno bruciato e carboni alla base del dolmen a una notevole profondità. I resti, analizzati al carbonio 14, danno conferma della datazione del sito: risalgono al periodo neolitico, quindi a circa 4000 anni fa.
Walter Isoardi, consigliere comunale di Roccabruna, ma sopratutto persona curiosa e volenterosa, ha dato nuova visibilità nel 2009 al RocceRé interessandosi alla documentazione presentata in comune più di 20 anni prima e contattando Riccardo Baldi; con le informazioni ottenute ha avuto l’occasione di ispezionare il monte con attenzione scoprendo una parte di sito ancora sconosciuta che verrà poi battezzata col suo nome: i massi Isoardi. Qui vengono scoperte altre 700 coppelle e viene censita una nuova figura antropomorfa molto simile a quella già conosciuta ma ricavata usando le asperità della roccia e offrendo un'immagine tridimensionale maschile sessuata. Si può definire "sacro e misterioso" il Monte RocceRé, non solo per le numerose coppelle e i suoi antropomorfi, ma sopratutto per gli altari sacrificali con pozze e canaletti, per i menhir infissi nel terreno (atterrati perchè considerati dal cristianesimo culto pagano) che conducevano alla vetta e per la grotta Balma Scura che viene considerata la possibile abitazione degli sciamani, probabilmente gli artefici delle tante coppelle e figure presenti nel sito.