Tutta la Val Maira in 100 disegni a china.

Disegno di Pier Paolo pastore - Paschero di Stroppo

Cosa ci fa un architetto di Torino in Valle Maira? Disegna!
La redazione di invalmaira.it ha intervistato Pier Paolo Pastore che a giugno pubblicherà il secondo volume del suo libro di illustrazioni a china sulle abitazioni e i paesaggi della Valle, intitolato Valle Maira - le nostre case. Il libro, autoprodotto, sarà disponibile nelle cartolerie e negozi di Valle.

Scorci, prospettive, abitazioni, borgate costruite con un sapere antico spuntano come per magia dalle 100 miniature rivelando un legame molto forte tra l’autore e questa splendida terra.

Intervista a Pier Paolo Pastore

Architetto di Torino con una grande passione per la Valle Maira e per l'illustrazione a china.

Pier Paolo Pastore

Dedicare 100 disegni a un solo soggetto, la Valle Maira, equivale a una dichiarazione d’amore. Che cosa ti attrae di più di questa terra?

La Valle Maira per me racchiude uno spirito antico.
È riuscita negli anni a preservare una sua integrità culturale, grazie anche alla morfologia e una collocazione geografica che la pone lontano dai cambiamenti. È facile sentire nei suoi valloni, nelle case, sulle vette, la storia di persone che hanno convissuto con questo territorio aspro e sorprendentemente dolce. Nulla qui è in funzione delle automobili come nelle città, ma è ancora a misura d’uomo: i sentieri che collegano una borgata all’altra scollinano, si inerpicano e, alla fine, sono molto più brevi – e ovviamente più suggestivi – rispetto alle strade asfaltate. Le mie radici? Non so se sono qui, forse no. Le mie origini sono quanto mai miste ma quando scappo dal mondo non posso fare a meno di venire qua. Considero la Valle un rifugio quasi materno, una sicurezza, qualcosa di solo mio che nessuno mi può togliere.

Per rappresentare così fortemente la Val Maira nelle tue opere avrai sicuramente una conoscenza molto profonda del territorio: come lo descriveresti a chi non lo ha mai visitato?

La Valle si presenta inizialmente stretta e verdissima, via via che la si percorre il paesaggio comincia a diventare carsico. Una delle sue peculiarità è proprio quella di racchiudere in uno spazio di soli 45 km un ventaglio di territori davvero molto diversi ed eterogenei. In valle Maira poi bisogna lasciarsi sorprendere dai valloni laterali che si aprono alle vette in modo inaspettato.

Disegno di Pier Paolo pastore - Paglieres

Qual è la tua tecnica artistica e come si adatta a questo tipo di rappresentazione?

Uso una tecnica molto veloce, con la quale riesco a rappresentare le linee essenziali del soggetto che sto illustrando. Utilizzo una penna a china con punta molto fine adatta per raffigurare anche i dettagli più piccoli. Non uso mai la matita, l’illustrazione nasce subito a china e questo la rende, anche se leggermente imprecisa nelle vere proporzioni, molto fresca e spontanea. Io illustro per passione, un hobby molto particolare in effetti: rappresentare piccoli scorci di valle è un modo di esserle vicino anche quando sono lontano. Solitamente scatto fotografie e poi riproduco i disegni in un secondo momento, magari quando sono a Torino dopo una giornata di lavoro. È un ritorno, una meditazione forse.

Ti sei specializzato nella descrizione di natura e architettura, due temi apparentemente molto diversi, cioè  l’aspetto più selvatico e quello “artificiale” creato dall’uomo. Quali sono i punti di incontro?

Il mio vero mestiere è l’architetto ma cerco di dimenticarmene quando comincio a rappresentare queste opere dell’uomo. Il vizio del mestiere spesso porta a guardare soprattutto la tecnica costruttiva, ma io cerco invece in ogni abitazione una storia, “la” storia delle persone che hanno vissuto in quel luogo diventandone parte integrante. Questo avverto quando guardo una costruzione della Valle Maira, che sia una casa o semplicemente una grangia. In Valle spesso non si riesce a differenziare la natura dall’artificio. Le persone che costruirono queste abitazioni avevano dentro nella loro cultura un sapere molto antico, non quello che si studia all’università, ma quello più atavico e genuino, tramandato di generazione in generazione. Così è straordinario vedere i borghi abbarbicati sui crinali che si fondono letteralmente con le rocce, che diventano montagna. Che se non ci fai attenzione a volte non li vedi. Natura e architettura, “quella vera e antica”, si fondono perfettamente e assieme formano un cerchio che chiude l’umanità in completa armonia con l’ambiente. Queste sono autentiche opere di qualità che l’uomo ha realizzato in questi valloni in un tempo in cui razionalità e istinto non avevano ancora preso strade diverse.
Dovremmo ricordare più spesso che siamo noi a doverci adattare alla natura e non il contrario. Non è mai successo che su una di queste case costruite con massi e sabbia crollasse una valanga di neve, è successo invece ad alcune abitazioni costruite dagli anni ‘50 a oggi. Questo dovrebbe farci riflettere molto.

Disegno di Pier Paolo pastore - Stroppo

Ricordi la tua “prima volta” in Val Maira?

Certo, è stata una prima volta un po’ strana in effetti. Ero un bambino di 10 anni e la Valle Maira non l’avevo mai vista. Mio nonno, che faceva il bottaio, fuggì letteralmente da Celle Macra per cercare fortuna nelle Langhe, lì si specializzò nella realizzazione di botti per contenere vini prestigiosi come il Nebbiolo. Sebbene lui fosse il maggiore lasciò la sua casa in valle al fratello minore e cercò di dimenticarsi del posto dal quale veniva. Una vera e propria fuga da troppa fame e povertà per la ricerca di una vita con maggiori speranze.
Ricordo che mia nonna mi diceva sempre di non dire mai a nessuno che le radici di famiglia erano di lassù, quasi come se fosse una vergogna. Ma si sa che la terra d’origine è madre e che prima o poi tutti ne sentono il richiamo. Così, il mio ispido e severo nonno, forse per nostalgia o forse per senso di rivalsa sulla vita, decise di tornare a Celle e costruire una casa per passarci le vacanze estive. Ricordo molto bene quell’estate perché la casa non era ancora finita ma tutti i parenti si erano riuniti. Eravamo tantissimi e ricordo che alla notte dormivamo tutti insieme, ospiti di case di vicini: 20 persone in due sole camere! Un esordio molto particolare, ma già da quel momento cominciavo ad avere per quelle montagne un senso di curiosità che stava diventando qualcosa di più. Ricordo che a quei tempi solo la strada che arrivava ad Acceglio era asfaltata, mentre tutto il resto era un folto intreccio di piccoli sentieri. Da uno di questi, il sentiero che arrivava dal monte Tibert, scendeva sempre una donna che portava dagli alpeggi un burro freschissimo e dal sapore indescrivibile. Fu così che la mia prima meta che mi prefissai di raggiungere fu il monte Tibert, per me un posto magico e irraggiungibile forse per l’assonanza con l’altopiano del Tibet. La mia prima meta in Valle Maira.

PaglieresCi sono dei luoghi in particolare dove ti piace tornare e che ti danno un’ispirazione umana e artistica?

Ognuno ha un luogo preferito, che lo fa star bene. Ci sono dei posti in cui ci si riesce a sentire nella giusta collocazione nel mondo. In Valle Maira ci sono vette stupende ma io metterei al primo posto la strada sterrata che da borgata Grange di Celle arriva alla borgata Soglio. Penso che in questi tre chilometri di bosco, che offre un panorama mozzafiato dal monte Chersogno fino a fondo Valle, si possa riassumere l’essenza di tutta la Valle. Per un appassionato di abitazioni come me c’è un’altra borgata che ha un significato particolare: le Combe. Mi hanno sempre affascinato queste abitazioni basse e robuste, mi fanno tornare bambino così le immagino abitate da “gnomi” forti e saggi come nelle leggende.

Oltre alla Valle Maira, quali sono altri “soggetti” che ti stanno particolarmente a cuore?

Ho cominciato a disegnare a Torino, dove vivo tutt’ora: la considero una città magica e a volte malinconica, ma molto bella. Torino è stata la mia prima “modella”, poi oltre l’adorata Valle Maira, mi sono spinto fino a Cervo Ligure, quindi in Camargue, a Bordeaux e in Bretagna. In ognuno di questi luoghi è stato interessante vedere con occhi diversi l’architettura perché dietro ogni muro, dentro ogni pietra e mattone non c’è solo un calcolo ma c’è la stessa storia dell’uomo.


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