Giacomo Inaudi,
il calcolatore prodigio di Roccabruna

Giacomo InaudiChi potrebbe immaginare oggi un calcolatore prodigio, fra Carlo Verdone o Gigi Proietti, uomo di spettacolo, con alto indice di gradimento? Eppure succedeva, in un passato neanche molto lontano, fino a cinquant’anni fa, quando i calcolatori prodigio riempivano i teatri di tutto il mondo. E il più popolare era un piemontese, Giacomo Inaudi, nato nel 1867 a Roccabruna. Sembra che a sette anni fosse già in grado di fare a mente moltiplicazioni di cinque cifre. Persa la madre, ancora giovanissimo, se ne andò con il fratello maggiore in Provenza. Il fratello suonava la fisarmonica e lui, facendosi accompagnare da una marmotta, passava a raccogliere i soldi fra la gente. Per aumentare gli incassi, chiedeva ai passanti di sottoporgli lunghe e complicate operazioni di calcolo, che risolveva a mente tra lo stupore generale.
In seguito fece il cameriere in un caffè di Marsiglia e diventò popolare per la sua abilità nel fare a mente i conti degli avventori e operazioni impossibili. Scoperto da un grande impresario, passò dal caffè al teatro, proseguendo a livello internazionale la sua prestigiosa carriera, al termine della quale si ritirò alla periferia di Parigi, dove morì nel 1950. In un vecchio libro di presentazione del paese di Roccabruna, viene segnalato tra i roccabrunesi illustri:
“Era alto m. 1,52, corpo massiccio, di carattere dolce e modesto, usava tenere un atteggiamento riservato […] A 22 anni si esibì a Parigi nel teatro di Houdin ottenendo un successo straordinario […] Nel 1926 lo troviamo ancora in Francia, dove viene segnalato nelle riviste enciclopediche e dal prof. M. Lebesgue in un libro di introduzione alla teoria sui numeri”. A Roccabruna gli è stata dedicata una via: “Fu un genio della matematica” recita la motivazione, un po’ esagerata.

Giacomo InaudiLe operazioni che Inaudi eseguiva in teatro, impiegando normalmente una decina di minuti
per risolverle tutte, erano le seguenti:

  • una sottrazione fra due numeri
    di ventun cifre
  • un’addizione di cinque numeri
    di sei cifre ciascuno
  • il quadrato di un numero
    di quattro cifre
  • la divisione di due numeri
    di quattro cifre
  • la radice cubica di un numero
    di nove cifre
  • la radice quinta di un numero
    di dodici cifre

Inaudi iniziava ripetendo, ad alta voce, le cifre proposte dagli spettatori, mentre un assistente le scriveva su una lavagna, alla quale egli voltava le spalle. Successivamente l’assistente scriveva i risultati che Inaudi gli dettava e alla fine il calcolatore prodigio ripeteva, sempre senza guardare la lavagna, tutte le cifre che erano state scritte, in genere da trecento a quattrocento, fra gli applausi del pubblico.

Nel 1880 Inaudi venne esaminato dall’antropologo Pierre Paul Broca che scrisse: “Il ragazzo è molto intelligente, il suo sguardo è vivo e la sua fisionomia animata. Non ha alcuna timidezza, non sa scrivere né leggere. Ha i numeri in testa, ma non li scrive.

Fonte:
Progetto Polimath - Matematica e ict

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